Coxartrosi | Studio Ortopedico Dr. Duilio Caruso

Patologie dell'Anca

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La coxartrosi

L’artrosi dell’anca (coxartrosi)

Durante la deambulazione, l’articolazione dell’anca è sottoposta a continue sollecitazioni di tipo meccanico, dovendo sostenere il peso della parte superiore del corpo; con l’avanzare dell’età, sia per ragioni di carattere biomeccanico, sia per fattori genetici, diverse patologie possono insorgere e pregiudicarne il funzionamento, conducendo ad un processo di usura e di degenerazione delle superfici cartilaginee che prende il nome di coxartosi; questa patologia comporta dei danni irreversibili ed è causa di dolore intenso e grave limitazione funzionale, invalidità e zoppia. Per tali ragioni molti pazienti devono ricorrere alla sostituzione dell’articolazione compromessa con una artificiale, ossia la protesi dell’anca.

 

Sintomi ed evoluzione

Il principale sintomo della coxartrosi in fase avanzata è il dolore inguinale, talvolta nella parte laterale o posteriore del gluteo, inoltre il dolore molto spesso, può estendersi nella parte interna della coscia arrivando al ginocchio. Il dolore e di frequente accompagnato da difficoltà nel salire e scendere le scale o dalla macchina. Ovviamente, dalla comparsa dei primi sintomi all’artrosi grave possono passare diversi anni.

 

Cosa fare quando insorgono i primi sintomi dell’artrosi dell’anca?

Uno dei trattamenti migliori per preservare l’articolarità e mantenere tonici i muscoli è idrochinesiterapia in quanto consente di muovere l’articolazione senza carico o con carico parziale. Anche la fisioterapia può essere utile nel rallentare l’evoluzione della malattia e quindi può essere utili nel procrastinare l’intervento chirurgico di protesizzazione dell’articolazione.

 

Trattamento farmacologico

I FANS somministrati in modo adeguato ed i condroprotettori cosi come le infiltrazioni intrarticolari di acido ialuronico, aiutano ad alleviare il dolore e rallentare l’eluzione della malattia Sicuramente alcune accortezze più naturali come la perdita di peso e l’esercizio costante possono aiutare a mantenere la mobilità articolare.

 

L’intervento di protesi all’anca

L’intervento chirurgico di protesi d’anca consiste nel sostituire le superfici articolari degenerate con un impianto metallico che riproduce le componenti usurate. Generalmente richiede circa una settimana di degenza; il ricovero avviene qualche giorno prima dell’intervento, la preparazione all’intervento prevede l’esecuzione diesami strumentali come: la radiografia dell’anca esami ematici di routine la visita anestesiologia. La durata dell’intervento è variabile, da 90’ a 120’. La permanenza in sala operatoria comprende in più: un tempo di preparazione preliminare, in genere di almeno un’ora, e un periodo di sorveglianza dopo la fine dell’intervento.
Successivamente al ricovero ospedaliero per l’intervento chirurgico, il paziente dovrà sottoporsi ad un ciclo riabilitativo, di solito da effettuare in regime di ricovero in reparto di riabilitazione. La dimissione avviene in genere in quarta giornata dall’intervento e solitamente il paziente è inviato in una struttura riabilitativa per il proseguo dell’iter terapeutico. I controlli ambulatoriali sono fissati a 30 giorni dall’intervento e poi a 3 , 6 e 12 mesi dall’intervento.

 

Quanto dura una protesi?

Normalmente può durare dai 10 ai 20 anni.
Successivamente, possono verificarsi dei fenomeni di mobilizzazione ed usura delle componenti che possono richiedere un nuovo intervento, detto di revisione, con sostituzione delle componenti usurate.

 

La riabilitazione

Già dal giorno dopo l’intervento chirurgico è possibile iniziare il piano riabilitativo che consiste in esercizi di rinforzo muscolare ed esercizi articolari. Il paziente viene messo in carico dalla seconda giornata con ausilio di un deambulatore. Per i primi mesi di riabilitazione è necessario evitare alcuni movimenti perché potrebbero favorire la lussazione dell’anca.

 

Oltre l’artrosi altre patologie possono richiedere l’impianto di una protesi dell’anca e sono: la necrosi dell’anca, fratture che compromettono irreparabilmente la testa del femore, l’artrite reumatoide, ed altre patologie che coinvolgono solo in un secondo tempo l’articolazione dell’anca.

I primi tempi è opportuno dormire in posizione supina, indossare calzature con il tacco basso, rimuovere tutto ciò che può rendere insicuro il cammino (tappeti, fili elettrici ecc.), preferire la doccia al bagno nella vasca, in bagno utilizzare tappeti antisdrucciolo e maniglie d’appoggio, evitare di chinarsi in avanti quando siamo in posizione seduta; non accavallare le gambe; evitare sedersi su sedili eccessivamente bassi che comportano un’anca eccessivamente flessa.

 

La necrosi della testa femorale

La necrosi della testa del femore è una condizione patologica legata ad un importate e improvvisa riduzione di flusso sanguigno a livello della testa del femore, di conseguenza le cellule non ricevono più nutrimento e vanno incontro a morte. Ciò conduce ad un collasso della stessa articolazione, incapace di sostenere il peso corporeo. Attraverso una risonanza magnetica, è possibile valutare lo stato della necrosi e la sua gravità.

 

Diagnosi
La diagnosi si avvale dei seguenti esami strumentali:

  • radiografia convenzionale;
  • TAC;
  • risonanza magnetica.

 

Cosa si può aspettare quando ci si sottopone ad un intervento di protesi d’anca?

Gli obiettivi principali dell’intervento sono: l’eliminazione del dolore, un miglioramento dei movimenti, e della deambulazione.

Quando si è portatori di una protesi d’anca bisogna prendere consapevolezza del proprio stato di salute, alcune attività che già prima dell’intervento non potevano essere effettuate, non potranno più essere effettuate come ad esempio usare utensili pesanti come zappe, vanghe ecc), o praticare alcuni sport come quelli da contatto.

 

Endoprotesi o artroprotesi?

 

Le tipologie d’intervento per il trattamento della patologia artrosica dell’anca sono essenzialmente due; ossia la sostituzione totale nota come artroprotesi e la sostituzione parziale detta anche endoprotesi che comporta solo la protesizzazione del femore.

Con l’artroprotesi si interviene sia sulla componente acetabolare sia su quella femorale, mentre nel caso dell’endoprotesi la sostituzione riguarda soltanto la componente femorale (viene quindi mantenuto l’acetabolo naturale).

L’endoprotesi è indicata in alcuni tipi di frattura del collo femorale mentre in caso di artrosi è indicato generalmente l’intervento di sostituzione totale.

 

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